Abraham Lincoln: il più grande presidente degli Stati Uniti

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  • Nome: Abraham Lincoln (Abramo, in italiano)
  • Nascita: 12 febbraio 1809 a Hodgenville (Kentucky)
  • Morte: 15 aprile 1865 a Washington (assassinato)
  • Ruolo: avvocato e politico statunitense e 16º Presidente degli Stati Uniti d’America (dal 1861 al 1865)
  • Partito politico: Whig, Repubblicano
  • Importante perché: esponente dell’abolizionismo, diede un forte contributo alla creazione del Partito repubblicano; proclamò l’emancipazione degli schiavi in tutti gli Stati, attraverso il tredicesimo emendamento della Costituzione. Grazie alla sua semplicità, saggezza e ottimismo, divenne il simbolo dell’americano medio, il “self-made-man”.

Vita

Abraham Lincoln nacque in una famiglia molto umile, che si spostò più volte in cerca di fortuna tra l’Indiana e l’Illinois. Perse la madre all’età di 9 anni e il padre si risposò poco dopo. La matrigna divenne per il piccolo Lincoln una presenza amorevole ed una guida. Durante la giovenizza, mosso dal desiderio di migliorarsi sempre più, divorava ogni libro che riusciva a prendere in prestito dagli amici. Ma il padre non incoraggiò mai il figlio anzi lo definenì più volte un “pigro“.

Così il giovane Lincoln si trasferì a New Salem, dove intraprese un vero e proprio periodo di formazione, passando da un’occupazione all’altra: commesso, bracciante, direttore di un ufficio postale e proprietario di un emporio.

Nel 1832 combattè come volontario nelle guerre contro gli indiani Sauks, con il grado di capitano. Studiò legge e nel 1836 si abilitò all’avvocatura, diventando un avvocato molto popolare.

Carriera politica

Gli Stati Uniti in quegli anni non erano omogenei tra di loro: c’erano differenze dal punto di vista culturale, sociale e industriale tra uno Stato e l’altro. Ma la questione che divideva più di tutte gli americani in questi anni era la questione della schiavitù. Alcuni Stati erano favorevoli (quelli del Sud), altri contrari (quelli del Nord).

Durante la gioventù Lincoln intraprese diversi viaggi in stati schiavisti del Sud: a New Orleans vide un gruppo di uomini e donne venduti e acquistati come merce nei mercati. Quest’esperienza definì la sua persona, influenzando profondamente la sua politica futura e la storia stessa degli Stati Uniti:

«A bordo c’erano dieci o dodici schiavi, legati insieme con catene di ferro. Quell’immagine divenne il mio tormento; me la ritrovo davanti agli occhi ogni volta che varco i confini dell’Ohio o di qualsiasi altro Stato schiavista».

Lincoln sugli schiavi

Aderì così al partito whig di New Salem in Illinois, al cui Congresso fu deputato dal 1834 al 1842.

Si oppose, come tanti altri, alla guerra contro il Messico per il possesso del Texas e aderì alla causa dell‘antischiavismo, ma mai al suo schieramento radicale.

Lincoln e la schiavitù

Nel 1846 fu eletto al Congresso federale. Dopo alcuni anni in cui non svolse attività politica, il senatore democratico Douglas fece approvare il Kansas-Nebraska Act, che in pratica autorizzava la schiavitù negli Stati nei quali prima non c’era. Così Lincoln si mise a capo del movimento abolizionista e dopo che il partito whig venne sciolto, aderì all’appena nato partito repubblicano. Il partito aveva messo al primo posto nel suo programma proprio l’abolizione della schiavitù.

Secondo Lincoln l’abolizione della schiavitù doveva essere un processo graduale e guidato dal governo federale. Nel 1858, dopo una lunga campagna di propaganda seguita da tutta l’opinione pubblica, perse contro Douglas per il seggio al Senato, ma ormai era diventato il leader dell’abolizionismo.

Nel 1858 pronunciò un discorso sulla situazione degli Stati Uniti, discorso che sarebbe rimasto da allora nella storia:

“Una casa divisa al suo interno, non può sovravvivere. Questo governo non può durare in modo permanente metà schiavo e metà libero. Io non mi aspetto che l’Unione si dissolva, che la casa crolli, ma mi aspetto che non sia più divisa. Diventerà tutta una cosa o l’altra (…) al Nord come al Sud.”

House Divided Speech

Presidenza e Guerra Civile

Nel maggio 1860 i repubblicarono lo designarono come candidato alla presidenza degli USA, e nel novembre di quell’anno divenne il 16º Presidente degli Stati Uniti d’America.

La sua elezione scatenò la reazione degli stati schiavisti che proclamarono la secessione il 4 marzo 1861: è l’inizio della Guerra Civile Americana. Lincoln dovette affrontare numerosi problemi politici appena eletto Presidente anche perché lo stesso partito repubblicano si divise in abolizionisti e militari. La guerra civile, che vide da una parte l’Unione (Stati del Nord e lo stesso Lincoln) e dall’altra gli Stati secessionisti (Stati del Sud) vide all’inizio la vittoria del Sud.

Lincoln cercò dapprima di giungere a un compromesso: non voleva abolire la schiavitù ma solo evitare che si diffondesse negli Stati dove non c’era. Col proclama del settembre 1862 dichiarò che se gli Stati secessionisti non si fossero sottomessi all’Unione, avrebbe concesso l‘emancipazione. Con la spinta dell’opinione pubblica mondiale e per evitare che l’Europa riconoscesse il governo dei secessionisti, proclamò il primo gennaio 1863 la totale emancipazione degli schiavi in tutti gli Stati. Questa fu resa effettiva dal tredicesimo emendamento della Costituzione.

Morte

Con la vittoria dell’Unione, gli Stati Uniti iniziarono una nuova fase della loro storia e Lincoln fu rieletto Presidente nel 1864, parlando di riconciliazione e ricostruzione nazionale. Venne ucciso però poco dopo, il 15 aprile 1864, dal fanatico John Wilkes Booth mentre era al Ford’s Theatre di Washington, dove stava assistendo a una commedia.

Personalità

Alto un metro e novantacinque, Lincoln aveva un aspetto abbastanza gracile, con grandi occhiaie e una folta chioma scura. Raccontava sempre aneddoti divertenti, come quando parlando della sua breve carriera militare durante la guerra di Falco Nero disse: “ho combattuto battaglie sanguinose contro la tribù delle zanzare”. 

Ebbe un’enorme popolarità tra i suoi contemporanei per la sua sincerità, semplicità, saggezza e ottimismo. Nei secoli successivi divenne il simbolo dell’americano medio, il “self-made-men”. Uomo politico non troppo legato a questioni di principio, diede un forte contributo nella creazione del Partito repubblicano. Viene oggi considerato come il secondo fondatore degli Stati Uniti e uno dei più grandi esponenti della democrazia statunitense.