Giulio Cesare: il grande generale romano

  • Nome: Gaio Giulio Cesare ( in latino Iulius Caesar)
  • Nascita: 100 a.C. a Roma
  • Morte: idi di marzo 44 a.C. a Roma (assassinato)
  • Ruolo: generale, uomo politico e scrittore romano
  • Importante perché: grande generale e condottiere, oggi associato a potenza, vittoria e tradimento, Cesare trasformò Roma da una democrazia ad un dittatura

Vita

Molte sono le leggende intorno alla mitica figura di Giulio Cesare. Una di queste dice che Cesare sia nato da un parto cesareo (il nome infatti deriva proprio da lui). Quello che è certo è che Giulio Cesare nacque in una famiglia patrizia che però non aveva molta influenza nella vita politica romana né tanto meno una condizione economica positiva; finirono così per avvicinarsi sempre più al partito democratico.

Cesare sposa dapprima Cossuzia, dalla quale poi divorzia per legarsi nell’84 a.C. a Cornelia, figlia di Cinna. Cesare nutriva forti simpatie per i popolari che però gli costarono l’esilio su ordine del dittatore Lucio Cornelio Silla.

Carriera politica

Gli inizi della carriera politica di Cesare sono tutt’ora oscuri. Dapprima fu magistrato, poi prestò servizio in Asia e fu all’assedio di Mitilene, durante il quale si comportò valorosamente. Nel 78 combattè anche contro i pirati.

Con la morte di Silla, Cesare tornò a Roma e poi si recò a Rodi per studiare retorica. Torna a Roma nel 73, anno in cui venne eletto pontefice. Nello stesso periodo appoggiò Pompeo nel voler smantellare la Costituzione di Silla.

Quando nel 68 venne inviato in Spagna come questore, Cesare aveva 33 anni. Secondo una leggenda, quando vide la statua di Alessandro Magno, pianse perché alla sua età egli aveva già conquistato il mondo, mentre lui non aveva fatto ancora nulla di memorabile. La differenza tra Cesare e Alessandro? Il macedone Alessandro Magno adorava l‘Iliade e il suo personaggio Achille, con i suoi gesti eroici e il temperamento fiammante. Cesare invece preferiva l’inarrestabile e astuto Ulisse dell’Odissea.

Nello stesso anno la moglie Cornelia morì e così Cesare sposò Pompea, nipote di Silla.

Qualche anno dopo, nel 65, venne eletto edile curale e impiegò grandi spese in giochi e opere pubbliche per conquistare il favore del popolo. Si fece strada nella vita politica diventando uno dei capi del partito democratico.

L’ascesa al potere: il primo triumvirato

Nel 63 venne eletto pontefice massimo dal popolo romano mentre nel 62 fu pretore e l’anno seguente fu mandato a governare la Spagna Ulteriore. In questo periodo dimostrò grandi doti militari in notevoli campagne, facendo anche ordine nell’amministrazione della provincia.

Nel 59 venne eletto al consolato: stipulò con Pompeo e Crasso il “primo triumvirato”, un accordo privato di mutua collaborazione. L’accordo garantiva ai tre contraenti aiuto reciproco contro il senato per ottenere consistenti vantaggi politici. Questi furono gli anni di grandi campagne espansionistiche in Gallia, molte delle quali sono narrate nel De Bello Gallico, opera di Cesare.

La logora alleanza politica tra i tre si spezza nel 53 con la morte di Crasso, che stava tentando di assoggettare il popolo dei Parti. Divampò così l’antagonismo tra Pompeo e Cesare che divampò in uno scontro armato. Cesare però sconfisse Pompeo a Farsalo, ma deve condurre una difficile battaglia contro Tolomeo XIV, re d’Egitto e contro i resti dell’esercito pompeiano in Africa.

Al termine delle guerre galliche, nel 50 a.C., il senato romano ordinò a Cesare di congedare l’esercito con cui era nella Gallia Cisalpina, di rimettere i poteri della regione e di recarsi a Roma. Cesare intuì che ormai il Senato aveva pronto un complotto contro di lui ma rifiutò la sua richiesta e attraversò il fiume Rubicone nelle prime ore del 10 gennaio 49, alla guida del suo esercito. Il fiume costituiva il confine tra l’Italia e la Gallia Cisalpina (provincia di Roma) percui era vietato ai generali di passarlo in armi.

Con questo gesto manifestò in pieno la sua ribellione contro lo stato romano e le sue intenzioni di prendere il potere a tutti i costi: è proprio in questa occasione, quando decise di infrangere gli ordini, che il grande generale pronunciò la famosa frase “il dado è tratto”.

Senza più nemici che osano mettersi contro di lui Cesare si fece eleggere console per quattro volte consecutive e dittatore per cinque volte, il tutto mentre ricopriva la carica di pontifice massimo.

Fu ucciso durante le idi di marzo del 44 a.C. da una congiura conservatrice capeggiata da Bruto.

L’abilità militare di Cesare

Cesare fu un grande generale. Più volte riuscì a rovesciare a suo vantaggio situazioni di difficoltà, anche esponendosi personalmente in prima fila. Si preoccupò di rafforzare la cavalleria (il settore più debole dell’esercito romano) e di dotarsi dei più moderni strumenti di guerra come: catapulte, torri mobili e macchine d’assedio.

Ma il suo punto di forza era la sua capacità di conquistare la fedeltà assoluta dei soldati. Non impartiva loro soltanto ordini, anzi. Sapeva anche convincerli, condividendo con loro, in situazioni importanti, anche le sue riflessioni. Li trattava come compagni ma allo stesso tempo veniva rispettato quando dava gli ordini. Quando ce n’era bisogno, era severo e pretendeva il massimo impegno; ma quando era possibile era generoso e lasciava correre.

I soldati potevano fidarsi di un capo come lui. Un capo che condivideva tutti i pericoli e gli sforzi con i suoi uomini, che viveva per la maggior parte del tempo con loro e provvedeva ai loro bisogni. Un capo da prendere come esempio.

Personalità

Cesare primeggiava nelle lettere ma anche nello sport e nella vita sociale. Era in grado di cavalcare con le mani dietro la schiena, segnale di grande resistenza fisica. Cesare era alto e magro con occhi e capelli neri. Non era di certo quello che potremmo considerare un bell’uomo ma si rifaceva con un forte carisma ed uno sguardo che poteva passare facilmente dall’empatia al gelo più totale.

Aveva la fama di essere molto elegante e provocatore: molti pettegolezzi giravano intorno ai suoi comportamenti ma Cesare non ne fu mai turbato poichè contribuivano a creare l’immagine di un giovanotto provocatore.

Con la sua determinazione e la sua fame di potere, mentre teneva nascosta al mondo una malattia, trasformò Roma da una democrazia a una dittatura, plasmando la sua immagine nella storia che è ora associata a potere, vittoria e tradimento.